Cos’è il reverse engineering
Il significato letterale del termine “reverse engineering” è ingegneria inversa.
Inizialmente questo termine fu utilizzato in Giappone facendo riferimento al primo metodo di progettazione nipponico.
Oggi il termine reverse engineering è un processo molto utilizzato in ambito industriale: consiste nella digitalizzazione di un oggetto attraverso la scansione tridimensionale di un componente.

Con questa operazione è possibile replicare un prodotto industriale, effettuare delle modifiche al file e avviare un nuovo processo produttivo.
Per questo motivo è una operazione eseguita ogni volta che si rende necessario:
- ricavare il CAD di oggetto;
- aggiornare la geometria di un componente in seguito a modifiche sul pezzo.
A cosa serve il reverse engineering
Il reverse engineering è una operazione utile a diversi scopi:
- il componente è obsoleto e non si ha nessuna traccia dei disegni o del file 3D del prodotto;
- sono state eseguite modifiche ed è necessario aggiornare i disegni;
- misurare la precisone di un componente e confrontarla con il file 3D.
Questa ultima operazione è molto richiesta dai nostri clienti che certifica la conformità della merce.
Spesso il controllo dimensionale è un requisito essenziale sui prototipi e su componenti di produzione.
Dopo aver effettuato la scansione, il software sovrappone il file generato con quello progettato e attraverso un report cromatico mette in evidenza le differenti aree a disegno.
In questo modo è semplice individuare zone con difformità e decidere come intervenire sul processo produttivo.


In quali settori industriali si applica
Uno dei primi settori industriali ad utilizzare il reverse engineering è stato l’automotive, oltre che il navale e il militare.
Nel tempo tutti gli stampisti di materiale plastico, fusioni e pressofusioni si sono dovuti adeguare alle numerose richieste di digitalizzazione.
Recentemente è un processo molto utilizzato anche nel settore architettonico e artistico.
L’obiettivo è quello di avere un archivio digitale di oggetti unici e limitare i danni di eventuali perdite.
Quali competenze occorrono
Prima di tutto occorre avere uno strumento adeguato per la scansione.
Le macchine per la scansione o reverse engineering si distinguono in 3 grandi categorie:
- Misura a portale
- Scansione laser
- Scansione ottica
Ogni strumento è adatto per delle applicazioni specifiche.
Gli step per la scansione sono:
- Scansione dell’oggetto: l’operatore prepara la superficie con uno spray opacizzante e applica dei marker per reverse
- Il software ricostruisce la posizione dei punti e genera una mesh triangolare dell’oggetto.
- Ottimizzazione della mesh: l’operatore ottimizza il file, corregge errori di scansione e può apportare delle modifiche .
- Estrapolazione del file: il modello matematico 3d può essere estrapolato per avviare la prototipazione o produzione del componente.
Il sistema che utilizziamo al nostro interno è uno scanner di tipo ottico.
E’ un sistema della GOM che risponde ai migliori standard qualitativi richiesti in ambito automotive, militare, e anche in altri settori industriali.
E’ adatto sia ad oggetti in plastica che in metallo; restituisce dati altamente precisi che consentono di ottimizzare il processo rapidamente.
Questo sistema supporta e ottimizza i dati acquisiti in funzione degli step successivi come la stampa 3D, la visualizzazione 3D e il reverse engineering.

La scansione è piuttosto rapida, molto dipende dalla dimensione degli oggetti e dalla complessità del modello.
Gli step successivi di modifica della mesh facilitano la riproduzione delle parti, la creazione di modelli 3D precisi o lo sviluppo di nuovi prodotti.
Il software consente di ridurre le mesh poligonali, riempire buchi o estrarre linee di curvatura.
A seguito della scansione per avere un file utilizzabile e modificabile è necessario lavorare sulle superfici per trasformate il file .stl in un file .stp o .iges.
Case histories: esempi pratici di reverse engineering




